Quali sono le società che possono ricorrere al crowdfunding?

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Quali sono le società che possono ricorrere al crowdfunding?
Crowdfunding

Se segui il nostro blog regolarmente, sai che nell’ultimo periodo stiamo dedicando molto spazio al crowdfunding. Secondo noi ne vale davvero la pena, perché si tratta di una forma di finanziamento innovativa, che sta prendendo sempre più piede e pare proprio essere in grado di portare nuove opportunità, sia per i promotori di progetti e operazioni che per i finanziatori.

In particolare, qualche settimana fa abbiamo parlato del nuovo regolamento europeo sul crowdfunding, che porterà delle importanti novità a livello di uniformazione della normativa, soprattutto di quella a tutela di investitori e finanziatori. Questi ultimi potranno dunque accedere più facilmente a opportunità di finanziamento situate in tutti gli Stati membri dell’UE.

Il regolamento è già entrato in vigore lo scorso 10 novembre. Tuttavia, gli operatori avranno un anno di tempo per adeguarvisi. Proprio per questo motivo, nel nostro post di oggi daremo uno sguardo all’attuale normativa italiana: vedremo quali sono i soggetti che possono ricorrere al crowdfunding, a quale regolamentazione sono sottoposti e quale ruolo svolgono le piattaforme che fungono da intermediari.

La regolamentazione italiana sul crowdfunding

Allo stato attuale, in cui gli adeguamenti al nuovo regolamento europeo sono ancora in corso, in Italia l’equity è l’unico modello di crowdfunding a essere sottoposto a una specifica regolamentazione. Non dobbiamo però farci trarre in inganno, perché il nostro è stato uno dei primi paesi a dotarsi di un regolamento sull’equity crowdfunding e, da questo punto di vista, è quindi da considerarsi all’avanguardia.

Ciò premesso, questo non significa che il lending crowdfunding non sia soggetto ad alcuna normativa. Semplicemente, al lending si applicano dei regolamenti che esistevano già prima della sua comparsa e che non sono stati quindi concepiti appositamente. Come vedremo meglio tra poco, sulla loro corretta applicazione vigilia la Banca d’Italia.

Chi può ricorrere all’equity crowdfunding in Italia

A differenza del lending, il ricorso all’equity crowdfunding come mezzo di finanziamento è riservato a determinate categorie di soggetti. Ricordiamo che il modello dell’equity prevede che gli investitori diventino soci del proponente, cioè che acquistino delle quote della società che promuove il progetto che desiderano contribuire a finanziare.

Proprio perché l’equity crowdfunding prevede un elevato grado di coinvolgimento dei finanziatori, la CONSOB ha pensato bene di emanare un regolamento ad hoc.

Venendo ai soggetti che possono reperire finanziamenti attraverso l’equity crowdfunding, si tratta in linea di principio delle piccole e medie imprese (PMI), ovvero le imprese che hanno meno di 250 dipendenti e il cui fatturato annuo è inferiore o uguale a 50 milioni di euro. Questo però soltanto a partire dal 2017, in quanto prima l’accessibilità era soggetta a maggiori restrizioni.

Agli inizi, nel 2012, all’equity crowdfunding potevano ricorrere soltanto le imprese qualificate come start-up innovative, che si definiscono come piccole società operative da poco tempo in un settore innovativo o tecnologico. L’obiettivo era chiaramente quello di facilitare a queste start-up l’accesso ai finanziamenti, che difficilmente sarebbero riuscite a ottenere presso un istituto di credito. Nel 2015 questa possibilità è stata poi estesa a tutte le PMI innovative, fino ad arrivare alla Legge di bilancio del 2017 con la quale sono state incluse tutte le PMI.

Come trovare un finanziatore per un progetto

Com’è regolamentato il lending crowdfunding

Ora che abbiamo visto quali sono i soggetti che possono ricorrere all’equity crowdfunding, concentriamoci per un momento sul modello del lending.

Pur non essendoci in questo caso una regolamentazione specifica, il lending crowdfunding è comunque assoggettato a determinati articoli di legge e provvedimenti. A questo proposito, uno dei principali punti di riferimento è costituito dall’articolo 1813 del Codice civile, che definisce il contratto di mutuo. In effetti, il lending crowdfunding funziona sulla base di presupposti molto simili: il denaro prestato viene remunerato attraverso un tasso di interesse e rimborsato al termine del progetto o dell’operazione.

Il lending crowdfunding è inoltre disciplinato dal Provvedimento per la raccolta del risparmio dei soggetti diversi dalle banche, sulla cui applicazione vigila la Banca d’Italia.

A questo punto, è opportuno sottolineare che l’accessibilità alla raccolta di fondi tramite il lending crowdfunding non è soggetta a limiti particolari ed è aperta a società, aziende e privati. Ne consegue che le piattaforme intermediarie svolgano un ruolo molto importante nella selezione di promotori solvibili e affidabili, onde ridurre ai minimi termini il rischio di mancata restituzione del capitale prestato dai finanziatori.

Alla luce di quanto ci siamo appena detti, possiamo solo consigliarti di verificare bene la reputazione delle piattaforme di lending che ti potrebbero interessare e di informarti anche sulle modalità di selezione dei promotori che collaborano con loro.

Come nelle scorse settimane, anche oggi abbiamo proseguito il nostro viaggio nel mondo del crowdfunding. Abbiamo parlato dei soggetti autorizzati a raccogliere fondi attraverso questo sistema e passato in rassegna la regolamentazione italiana che verrà presto integrata dal nuovo regolamento europeo.

Ti interessa saperne di più su questo argomento? Allora leggi anche i nostri articoli:

· Nuovo regolamento UE sul crowdfunding: le novità per i finanziatori

· Quanti e quali tipi di crowdfunding esistono?

· Cos’è il lending crowdfunding immobiliare

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